Tumore al seno, Tamoxifene efficace contro le recidive anche a basso dosaggio
Le pazienti devono essere informate dei rischi potenziali per il feto qualora si instaurasse una gravidanza durante il trattamento con Nolvadex o nei due mesi successivi all’interruzione della terapia. La conosciuta e principale via del metabolismo di tamoxifene nell’uomo è la demetilazione, catalizzata da enzimi CYP3A4. È stato riportato in letteratura che l’ interazione farmacocinetica con la rifampicina, agente che induce il CYP3A4, comporta una riduzione dei livelli plasmatici di tamoxifene. Si può verificare arresto del flusso mestruale in pazienti in pre-menopausa, il che non pregiudica l’attività antitumorale del farmaco.
Per quanto tempo dovresti prendere il tamoxifene?
I pazienti dovrebbero anche evitare di iniziare o interrompere qualsiasi farmaco senza prima discuterne con il loro medico. Inoltre, i pazienti dovrebbero informare il loro medico se stanno assumendo succo di pompelmo, che può interagire con il tamoxifene. Infine, i pazienti dovrebbero seguire attentamente le istruzioni del loro medico per l’assunzione del tamoxifene. Il medico la informerà che all’inizio del trattamento potrà notare un peggioramento dei sintomi della malattia come aumento del dolore e/odelle dimensioni della zona malata.
Uno degli effetti collaterali più comuni del tamoxifene è la variazione del peso corporeo. Alcune donne riferiscono un aumento di peso durante il trattamento, mentre altre non notano variazioni significative. Questo aumento di peso può essere dovuto a diversi fattori, tra cui la ritenzione idrica, la diminuzione del metabolismo o l’aumento dell’appetito. Tuttavia, non è chiaro se la sospensione del tamoxifene possa portare a una perdita di peso. Alcune donne riferiscono una perdita di peso dopo la sospensione del farmaco, ma non esistono studi scientifici che confermino questa osservazione. L’uso del tamoxifene in associazione con un inibitore dell’aromatasi come terapia adiuvante non ha mostrato un’efficacia migliore rispetto a tamoxifene da solo.
Dopo un cancro al seno: come curare i disturbi menopausali da tamoxifene
Si utilizzano nelle donne in premenopausa con lo scopo di indurre una menopausa temporanea. Nelle donne con neoplasia mammaria con recettori ormonali positivi in fase iniziale di malattia, operate, la terapia può essere associata a un inibitore dell’aromatasi o a tamoxifene per 5 anni. Nelle donne con neoplasia mammaria con recettori ormonali positivi in fase avanzata di malattia, gli agonisti dell’LHRH vengono associati alla terapia endocrina indicata per la paziente.
Le pazienti in premenopausa, prima di iniziare il trattamento, devono essere sottoposte ad attenti controlli per escludere la possibilità di una gravidanza in atto. Nella ricostruzione microchirurgica ritardata del seno Tamoxifene EG può aumentare il rischio di complicanze della falda microvascolare. Reazioni avverse cutanee (SCARs, severe cutaneous adverse reactions), che includono la sindrome di Stevens-Johnson (SJS) e la necrolisi epidermica tossica (TEN), che possono essere pericolose per la vita o fatali. Se compaiono segni e sintomi indicativi di queste reazioni, Tamoxifene EG deve essere sospeso immediatamente e deve essere preso in considerazione un trattamento alternativo (come appropriato). Se il paziente ha sviluppato una reazione grave come SJS o TEN con l’uso di Tamoxifene EG, il trattamento con Tamoxifene EG in questo paziente non deve essere ripreso in nessun momento.
Il Tamoxifene è impiegato nella cura di alcune forme di tumore al seno, che possono colpire indifferentemente gli uomini o le donne. Questo farmaco può inoltre essere somministrato alle donne a rischio elevato di cancro al seno per ridurre la probabilità che si sviluppi un tumore. Il tamoxifene si somministra dopo il trattamento chirurgico in pazienti in età pre e post-menopausale per ridurre il rischio di recidiva. Il tamoxifene si somministra spesso prima dell’intervento allo scopo di ridurre le dimensioni del tumore in modo che sia possibile limitare l’asportazione al solo nodulo anziché estenderla a tutta la mammella (mastectomia).
- In alcuni casi, l’interruzione è stata dovuta a effetti collaterali intollerabili, come nausea, vampate di calore e depressione.
- La condizione di polimorfismo di CYP2D6 può essere associata ad una variabilità della risposta clinica al tamoxifene.
- Se invece, cercando su Google “osteoporosi cura”, appare subito una lista di farmaci dai nomi noti, quali alendronato, risedronato, calcio carbonato e altri, passa il messaggio che si tratti di una malattia che richiede sempre una terapia farmacologica.
- Legandosi ai recettori estrogenici nei tumori ER-positivi svolge un’efficace azione antineoplastica.
Il TMX è commercializzato in Italia con il nome Follistatin-344 1 mg Peptide Sciences di Nolvadex® che si presenta in forma di compresse da 10 e 20 mg. La posologia post-chirurgica del cancro mammario è di 20 mg/die, da assumersi preferibilmente sempre alla stessa ora; viene assorbito a livello intestinale e viaggia in circolo legato all’albumina plasmatica per raggiungere gli organi target. Per quanto riguarda il letrozolo, gli effetti collaterali più comuni sono l’osteoporosi, i dolori articolari e muscolari, e le vampate di calore. Per prevenire la perdita di densità ossea, può essere consigliato l’uso di integratori di calcio e vitamina D, oltre a controlli periodici della densità minerale ossea. Vi è evidenza di eventi ischemici cerebrovascolari e tromboembolici, inclusi trombosi venosa profonda, trombosi microvascolare ed embolia polmonare, che si manifestano comunemente nel corso della terapia con TAMOXENE. Il rischio di eventi tromboembolici risulta aumentato con l’utilizzo di TAMOXENE in associazione a sostanze citotossiche.
Dal punto di vista della farmacodinamica, il tamoxifene agisce come antagonista degli estrogeni nel tessuto mammario, ma può comportarsi come agonista in altri tessuti, come quello osseo e uterino. Il letrozolo, invece, abbassa i livelli di estrogeni in tutto il corpo, offrendo un approccio più aggressivo nel ridurre la stimolazione ormonale del tumore al seno. La somministrazione del letrozolo di solito inizia dopo la conclusione del trattamento con tamoxifene, in un regime terapeutico sequenziale che può durare fino a 5 anni. La scelta di iniziare il trattamento con letrozolo dipende da diversi fattori, inclusi lo stato menopausale della paziente e la presenza di specifiche caratteristiche molecolari del tumore. Si consolidano i dati per cui il tamoxifene, utilizzato da tempo per prevenire il tumore del seno nelle donne ad alto rischio, potrebbe essere somministrato a dosi più basse ottenendo effetti paragonabili.
Durante il trattamento, è importante monitorare attentamente il paziente per individuare tempestivamente eventuali effetti collaterali e per valutare l’efficacia del farmaco. «Da quelle prime osservazioni siamo arrivati a oggi- commenta Bernardo Bonanni, Direttore della Divisione Prevenzione e Genetica Oncologica dell’Istituto Europeo di Oncologia-. IEO è sempre stato in prima fila in ogni studio perché abbiamo qui una cultura e un’esperienza unica in Italia nella protezione delle persone ad alto rischio oncologico, in particolare le donne ad alto rischio di tumore del seno. Per questo siamo felici dei risultati che appaiono oggi sulla rivista oncologica più citata al mondo, il JCO, ma già stiamo pensando al futuro. Sulla base delle evidenze dello studio TAM-01 crediamo che basse dosi di Tamoxifen possano rappresentare un’opportunità di prevenzione nelle donne sane ad alto rischio di sviluppare un tumore al seno, come ad esempio le donne con mutazione di BRCA. La strategia era già stata tentata con il dosaggio a 20 mg, ma non ha avuto pieno successo per la comparsa di troppi effetti avversi.
La durata del trattamento con tamoxifene può variare da paziente a paziente, ma solitamente dura da 5 a 10 anni. È importante discutere con il medico di qualsiasi preoccupazione o effetto collaterale che si possa avere durante il trattamento con tamoxifene. Ho 43 anni …sono in cura con tamoxifene e decapeptyl da 4 anni…… effetti collaterali quelli che hai elencato……li ho tutti pure io… io sono in cura a pisa al santa chiara….. Da subito oltre alla cura mi hanno fatto fare una iniezione al mese di “denosumab”per aiutare la calcificazione ……. Percui tutti i mesi facevo esami del sangue per vedere il livello del calcio e se andavano bene,,,mi facevano questa iniezione…….